Questo modus, per l'Azienda o singola impresa sarà positivo per i conti interni ma per l'intera economia sarà un male perchè limiterà gli spostamenti e rallenterà il ritmo economico delle persone.
Un articolo a mio avviso molto interessante che vi consiglio di leggere!

Così è davvero decrescita. Al solito, arriva da dove non te l'aspetti. A causarla non saranno tanto le scellerate politiche assistenziali, pensate da chi non conosce altro modo di avere denaro che non sia l'elargizione, premio di una vittoria elettorale o concorsuale.
Nemmeno il milione di pubblici dipendenti che resterà a casa nel post-Covid e nel 2021, che tanto anche quando erano sul posto non è che dessero questa spinta alla produttività. No, sono proprio le grandi imprese nazionali e multinazionali, guidate da manager e consigli di amministrazione, a gettare le basi per un diffuso impoverimento dell'economia, in qualità e in quantità.
Nonostante siano solide e alcune proprio ricche, stanno tagliando i costi in modo selvaggio pur di non andare in rosso quest' anno. Prigionieri di valutazioni finanziarie, il rating cui sono agganciate le posizioni debitorie e le provviste, e invogliati dai bonus, i vertici puntano a rendere definitivo lo smart working.
Costa meno e fa risparmiare sugli uffici, certo, ma il prezzo sarà salatissimo, a livello micro e macroeconomico. Le persone sono animali sociali e danno il meglio quando si incontrano e si scontrano, esercitano pressioni e trovano soluzioni, fanno e ascoltano, informano e apprendono. Nel giro di mesi, l'output di queste organizzazioni risulterà impoverito nella qualità. Ad accorgersene saranno i clienti, ma non le imprese, che avranno già distrutto la capacità di ascoltare e di intercettare i segnali deboli.
Piaccia o no ai suoi manager, è la grande impresa il vero motore della ripresa o della decrescita.
Completamente diverso l'approccio degli imprenditori, che sentono l'azienda come propria e cercano in ogni modo di rimettere insieme il meccanismo, quanto prima e quanto più completamente possibile. Magari non hanno un «HR director» formato in prestigiosi atenei e chiamano ancora i dipendenti «personale» e non «risorse umane», però sanno che la sopravvivenza dell'impresa è affidata a clienti e collaboratori, i due asset principali. Sono quelli che non hanno esitato a anticipare gli stipendi, in attesa dei soldi della cassa integrazione, e che fanno rientrare le persone al lavoro, quello vero dove si produce il valore aggiunto. Hanno già messo in conto una perdita per il 2020 e forse anche per il 2021 e si attrezzano per reperire le risorse finanziarie per tirare avanti e uscire dal guado.
Non è la prima difficoltà e non sarà l'ultima. Ci sono abituati e ce l'hanno nel Dna, i piccoli come i grandi. Sono gente di visione, sanno guardare avanti alla creazione di valore vero, non quello finto degli analisti.